Responsive image

CHIESA DI SAN GIUSEPPE

In Via G. B. Rossi si trova  la Chiesa di San Giuseppe 

 

del XVII secolo, sorta su una preesistente chiesa del XII secolo, comunemente chiamata “delle Monache”, in quanto nel 1735 la chiesa venne resa comunicante con il monastero delle suore Teresiane, conosciute anche come “Carmelitane scalze”, e da queste utilizzata come propria chiesa, destinazione rimasta tale fino alla cacciata dei Borboni,  ed alla venuta dei Piemontesi.

 

 

     Attigua alla Chiesa di San Giuseppe è ubicato il palazzo Baffari, abitazione del Venerabile G.B. Rossi e di suo fratello Giovanni i quali intorno al 1735  per la fondazione del Monastero delle Teresiane Scalze si spogliarono di tutta la doviziosa eredità, donando, fra l’altro, l’intero palazzo di famiglia, che divenne intercomunicante con la chiesa stessa.

       La facciata si presenta con un bellissimo portale barocco. L’interno, a navata unica, è decorato con eleganti motivi barocchi. Sopra l’altare maggiore, in marmo policromo a tarsie, c’è la telaMadonna con S. Teresa, S. Giuseppe e S. Domenico, dipinta ad olio da un allievo di Francesco Solimena (pitt. doc. 1657-1747). A destra dell’altare c’è il monumento funebre di Giovanni Rossi (1751), opera di stuccatori napoletani. Sugli altari laterali si notano le sculture lignee di S. Vito a destra e della Madonna Incoronata, a sinistra.
 

 

       Nella cripta c’è il sepolcro di Suor Maria di Gesù e la bara lignea originaria ed integra del Settecento. Suor Maria di Gesù era la nipote dei fondatori del monastero, nel quale vi entrò  

   giovanissima , nel 1951 né diventò la priora. Diverse furono le visite al monastero effettuate da Sant’Alfonso dei Liguori e San Gerardo Maiella per conoscere Suor Maria di Gesù.

     A destra e a sinistra dell’ingresso della chiesa si notano due belle acquasantiere in pietra locale del Settecento.

Accanto alla chiesa, sul portale dell’ex parlatorio del monastero c’è lo stemma della famiglia Baffari.

     Recentemente è stata oggetto di apprezzati lavori di restauro, da parte della sovrintendenza alle belle arti della Basilicata, che l’hanno portata all’antico splendore.